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Udinese, il caso Maignan pesa sul Friuli

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di Umberto Sarcinelli – Uno stadio fra i migliori d’Italia, il primo senza barriere tra il pubblico e il campo da gioco, una tifoseria tra le più corrette in Italia (almeno con gli attuali standard nazionali, che non sono certo virtuosi), una società molto attenta e solidale, una cultura sportiva certificata da almeno 150 anni e da tanti successi sportivi e esempi di fair play.

Tutto rovinato, mandato a una terribile gogna mediatica. Udine e il Friuli sono precipitati in un abisso sconosciuto: l’accusa di razzismo.

Sabato sera al Bluenergy Stadium era di scena il Milan, in una partita molto delicata per l’Udinese e c’erano tutti i presupposti per una serata speciale di sport. I bianconeri di Cioffi erano entrati in campo con determinazione, decisi a fare risultato; il Milan voleva i tre punti per consolidare la posizione e è andato subito in vantaggio, grazie all’ennesimo errore della difesa bianconera. Alla mezz’ora di gioco, durante una pausa per effettuare una punizione, il portiere milanista Maignan lasciava la porta e correva dal quarto uomo, qualche secondo di discussione e ritornava fra i pali. Nessuno aveva capito perché.

Alcuni minuti dopo, dopo l’ennesima azione nella sua area, Maignan toglieva i guanti e si avvisava verso centrocampo, subito circondato dai suoi compagni. Arrivava di corsa l’arbitro Maresca, rimanendo indeciso sul da farsi. Quello che era successo lo si capirà dall’appello dello speaker che ammoniva i tifosi sulla responsabilità della società su qualsiasi episodio antisportivo commesso nello stadio. Rapida consultazione tra la delegazione rossonera e tutti nel tunnel che porta agli spogliatoi abbandonando il campo da gioco. Maresca fischiava la sospensione dell’incontro.

Cos’era successo? Maignan era stato fatto oggetto di frasi e gesti razzisti da parte di alcuni ultras della curva. Un fatto insopportabile e giustamente esecrato dal portiere francese, che riceveva l’immediata solidarietà anche dei giocatori bianconeri e di tutto lo staff. Rassicurato dopo pochi minuti Maignan ritornava fra i pali e continuava la partita.

Un episodio di razzismo confinato a alcuni idioti? Certamente, ma senza alcuna reazione contraria espressa dagli altri spettatori. Gli insulti non sono stati sentiti dai ventitremila presenti, per questo parliamo di episodio di pochi imbecilli e per questi i tifosi friulani rischiano ora di essere bollati d’infamia. Non sarebbe giusto. 

 La Procura di Udine ha aperto un fascicolo d’indagine per scoprire i colpevoli, la società si è prodigata immediatamente per ribadire la solidarietà a Maignan e l’impegno a identificare i colpevoli, il sindaco di Udine, medaglia d’oro alla Resistenza, Alberto De Toni, ha offerto al portiere francese la cittadinanza onoraria della città. Insomma Udine, il Friuli e tutta la regione ha reagito e condannato un episodio che non ha nulla a che fare con la tradizione e la cultura di questa terra.

Resta il profondo rammarico di un calcio che ha perso tutti i suoi valori, anche quelli del tifo.

La rivalità accesissima fra Udinese e e Trieste solo negli ultimi vent’anni ha assunto toni delinquenziali. Prima c’era contrapposizione, certo, ma ironica, limitata a battute e sfottò, come la gabbia con l’aringa innalzata dai triestini nei derby degli anni 50 e 60 del secolo scorso, Poi sono spuntati i coltelli e perfino un morto.

La tensione negli stadi è quasi sempre indice anche della tensione nella società e molte curve, tra le quali quella del Milan, sono infiltrate dalla criminalità organizzata, mentre la maleducazione, l’odio, la mancanza di cultura e di valori civili trova sfogo (e purtroppo accettazione) proprio nelle gare sportive.

Tutti vogliono che allo stadio ci vadano le famiglie per una giornata di festa, amicizia e sport e alcune società (ancora troppo poche), fra le quali primeggia l’Udinese hanno sposato congiuntamente questa posizione.

Nel mondo domina la violenza e la sopraffazione, il valore dominante è quello dei soldi, la comunicazione fra le persone è sempre più spostata verso l’odio.

Abbiamo un sogno, noi di Alpe Adria Sport: che si impongano i valori positivi di pace, amicizia, natura. Quelli alla base del sogno olimpico “Senza Confini”.

E’ compito e impegno di ognuno di noi.

Foto Avvenire: Maignan comunica all’arbitro Maresca l’intenzione di abbandonare il campo da gioco per gli insulti razzisti ricevuti

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