I giochi olimpici non solo sono diventati elefantiaci e insostenibili economicamente e ambientalmente, ma con Parigi 2024 hanno anche superato la soglia dell’assurdità. Nel programma olimpico il Cio introduce di volta in volta nuove discipline sportive che rispecchino i mutati gusti presenti nel mondo contemporaneo, ammettendo nuovi sport. Uno di questi è il surf. una pratica nata sulle coste Californiane, sviluppatesi in Australia e praticato anche in poche zone europee (soprattutto Portogallo, Francia, Sardegna occidentale).
Lungo la Senna è impossibile fare surf, sulle coste Atlantiche o sulla manica non c’è un campo di gara performante e allora la proposta francese, accettata sorprendentemente dal Cio è stata quella di far svolgere la competizione olimpica(dal 27 al 30 luglio) in un territorio metropolitano francese (come è definito legalmente) a 15.700 km di distanza, nella Polinesia francese, nell’isola di Tahiti. Qui nella acqua di fonte al villaggio di Teahupo’o, grazie alla splendida e delicatissima barriera corallina si formano onde straordinarie che fanno da campo di gara alle competizioni mondiali. E qui un pezzetto dei giochi olimpici di Paris 2024 si trasferirà per realizzare il sogno olimpico di 48 atleti.
Lo spirito olimpico, i valori decoubertiniani dislocati agli antipodi. La fiaccola olimpica in Polinesia sarà virtuale, il villaggio olimpico letteralmente in alto mare, dal momento che le delegazioni alloggeranno in una nave da crociare al largo dell’isola. Il campo di gara del surf si trova a quattrocento metri dalla costa e non è agevole per i giudici seguire le evoluzioni per dare i loro voti. Normalmente si costruisce alla bisogna una torretta in legno per ospitare 10-20 addetti, ma le gare olimpiche, tra giuria e media prevedono oltre il doppio persone. Allora è stato deciso di costruire una struttura in alluminio, subito contestata dagli abitanti e dagli ambientalisti (raccolte oltre 250 mila firme) come insostenibile nel delicato equilibrio della barriera corallina. Ancorché provvisoria (sarà smantellata dopo i giochi) la torretta ha già provocato danni alla fragilissima barriera durante la sua costruzione.
Le barriere coralline sono ecosistemi fondamentali per la biodiversità marina e soprattutto sono molto delicati: qualsiasi costruzione sopra di esse, o nelle loro vicinanze, potrebbe danneggiarle. Dopo mesi di campagne dei residenti e degli ambientalisti, il governo di Tahiti e il comitato organizzatore si sono impegnati a ridurre al minimo la costruzione di nuove infrastrutture ma tra queste, evidentemente, la torretta è stata ritenuta necessaria.