di Maurizio Masai
Da quando mi sono trasferito in Friuli, da immigrato, ho cominciato a prestare attenzione alle diverse pronunce che i friulani adottano quando si esprimono in lingua italiana, con l’accento tipico che li caratterizza. Ho vissuto in gioventù in Toscana e poi a Roma, e una volta tornato con piacere a vivere nella terra dei miei avi, ho potuto approfondire la notevole varietà di differenze lessicali, di musicalità della lingua e le varie intonazioni usate nei discorsi variamente ascoltati.
Il discorso inerente alla pronuncia e all’accento usato (abbastanza simile, per quello che avverto io, alla pronunzia dell’orso Yoghi), diventerebbe particolarmente lungo e se da un lato potrebbe risultare funzionale a un corso di dizione, in questa sede potrebbe apparire noioso e fuori luogo, trattando Alpe Adria Sport essenzialmente di sport. Tuttavia ho affrontato questa premessa perché lo spunto me l’ha offerto proprio l’attualità sportiva, in quanto l’Udinese ha appena comprato il difensore argentino Lautaro Giannetti. Ebbene, poiché una delle maggiori difficoltà che hanno i friulani quando si esprimono in lingua italiana è proprio quella di utilizzare correttamente le doppie, ho già visto scrivere più di una volta “Gianetti” con una enne sola. Le parole che contengono due consonanti raddoppiate, per i friulani sono quasi impossibili da pronunziare (per esempio in questo numero dell’Alpe Adria, Lisa Vittozzi viene trascritta in un titolo con una “t” sola). Personaggi conosciuti come Debora Serracchiani o Luciana Littizzetto costituiscono un esempio limite di scalata alpinistico-linguistica difficile ha compiere senza rinunciare ad omettere almeno una delle doppie consonanti che compongono la parola.
Se invece parliamo di accenti sbagliati – senza infierire troppo sulle vocali ortografiche sbagliate (“e” e “o” chiuse o aperte), anche il resto d’Italia dimostra di conoscere davvero poco il Friùli (ormai a Roma ero rassegnato a sentirlo chiamare Frìuli) e molti dei suoi paesi. Ho sentito in RAI nominare “il valico di Timò” (invece di “Timau”) e “il valico di Coccò” (invece di Coccau), Cordènons (invece di Cordenòns), Clò (invece di Claut) e Simolè (invece di Cimolais), per non parlare del classico Còrmons invece di Cormòns. Il discorso sugli accenti sbagliati (non solo in Friuli) potrebbe proseguire a lungo ma se lo stesso meteorologo di turno si definisce “metereologo” lui stesso, voi capite che tutto sembra navigare a vista nell’approssimazione più sciatta e disattenta.
Foto: Lautaro Giannetti (photobaires.com)