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La serie A a caccia di soldi

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(U.S.) Le società professionistiche del calcio italiano hanno un altro obiettivo rispetto a quello di segnare gol e vincere partite e campionati: fare soldi, trovare sponsor e qualsiasi cosa che porti benefit alle leghe.
Non confermata all’ultimo momento la proroga del decreto Crescita che prevedeva un forte sgravio fiscale sugli ingaggi dei giocatori stranieri, bla Lega serie A chiede ora al governo di abolire il divieto alla pubblicità delle agenzie di scommesse sportive introdotto con il Decreto Dignità del 2008 voluto dal Luigi Di Maio e mai digerito dalle società. Per aggirare questo divieto molte delle agenzie di scommesse si sono riciclate artatamente come siti di informazione, pronostici e statisti, potendo così comparire nelle pubblicità degli stadi e nelle maglie dei club. E comunque nelle riprese televisive questi sponsor comparivano nelle partite dei campionati esteri trasmessi anche in Italia. La richiesta della lega di serie A è di tornare a permettere la pubblicità dei siti di scommesse, ma senza l’esplicito invito all’azzardo, permettendo la presenza dei loghi sulle maglie dei calciatori. Le posizioni politiche su questi temi sono varie: il Governo è perplesso e la Cei, la conferenza episcopale italiana, decisamente contraria e preme sulla politica. A battersi peer l’abolizione del divieto è il senatore Claudio Lotito, pro primario della Lazio e molto influente nel suo lavoro di lobbing. A complicare la situazione c’è anche la mancata assegnazione dei diritti di “betting”, cioè di raccolta dei dati sul campo da parte delle aziende specializzate in statistiche da vendere poi ai siti delle scommesse per elaborare le quote su cui scommettere in diretta. Un affare che vale circa 40 milioni di euro all’anno. Questo sta creando un serio problema ai concessionari di questi diritti di raccolta dati che a loro volta premeranno sul governo aprendo un altro contenzioso che dovrebbe, secondo la strategia della Lega, impegnare il Governo in una soluzione positiva per il calcio professionistico. Ma in tema diritti la Serie A punta a un altro modo per reperire risorse finanziare per alleviare il suo indebitamento: rivendicare il diritto d’autore sulle giocate (recentemente riconosciuto dall’Ue) e ricavare una parte del gio d’affari sulle scommesse che nel 2022 è stato calcolato in 13 miliardi di euro.

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