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L’ Udinese va raccordata

  • 4 min read
di Umberto Sarcinelli
Lo zero è un concetto creato dai Khmer della Cambogia nel sesto secolo e che ha indicato la via alla matematica moderna, fornendo un potente mezzo per i calcoli più complicati. Lo zero di Empoli tra la squadra locale e l’Udinese, naturalmente, è uno zero nel significato metaforico: assenza. Di gol, presi e fatti per cominciare. Due aspetti della partita che inducono a due valutazioni diverse, la prima è che i bianconeri non hanno incassato gol e questo è un dato molto importante per una squadra che ha come obiettivo primario la salvezza; la seconda osservazione, speculare, è che la squadra di Andrea Sottil (nella foto) ancora una volta ha enormi difficoltà a fare gol.
Non a costruire le occasioni, ma proprio a finalizzare, a essere concreta e precisa nell’area avversaria. Lo 0 a 0 produce un punto in classifica. Qualcuno potrà sostenere, utilizzando una filosofia grezza, che la vittoria equivale per la classifica a tre pareggi, dall’altra parte, tre sconfitte possono essere compensate da una sola da una vittoria. Sofismi da bar sport.
Come è pura speculazione discettare di formazione, schemi, prestazioni senza conoscere tutti i parametri di una squadra. Si gioca un giorno e ci si allena per questo in altri sei (anche se sempre più spesso questa settimana calcistica è ridotta e scombussolata dalle tv). Giocoforza il giudizio del tifoso e dell’opinionista è più vincolato alle emozioni, alle sensazioni e alle convinzioni personali. A Empoli si è giocata una partita fra due squadre in preda alle sindromi più perniciose per una squadra di calcio: l’assoluta necessità di vincere, per scacciare il fantasma della retrocessione. Con tutte le implicazioni psicologiche individuali e di gruppo. La gara di Empoli sembra confermare come il problema dell’Udinese sia l’attacco, la poca precisione di chi si trova a finalizzare le numerose occasioni da gol che pure vengono create.
Il campo ha ribadito che non è proprio così: l’ostacolo che non fa funzionare a dovere il meccanismo si trova nel coordinamento fra le varie fasi di gioco, nella mancata armonia dell’insieme, delle differenze di velocità, fisica e mentale, fra i reparti. Il problema non è nel mercato che ha privato la squadra di un attaccante e un difensore considerati fondamentali e indispensabili, ne dei pesanti infortuni che condizionano Sottil. La chiave rotta che inceppa un meccanismo che potrebbe girare con soddisfazione è nella “legatura” dei reparti, nel ripristinare una velocità senza soluzioni di continuità per tutta la partita. Per questo occorrono centrocampisti e esterni che abbiano come caratteristica proprio questo: velocità nei piedi e nella mente. Un’incertezza, un errore nella fase di raccordo tra i reparti, una asincronia nei tempi diventa fatale nel subire i gol avversari.
A analizzare le scorse partite è proprio questo aspetto che emerge, al di là di qualche inevitabile errore dei singoli. Per questo diventa decisivo il ruolo di Wallace davanti alla difesa. Se il brasiliano ripetesse le prestazioni della stagione scorsa non ci sarebbero problemi, viceversa così si spiegano (anche) i risultati della squadra. Altro punto nodale sono i movimenti dietro la prima punta, che non possono essere affidati solo a Thauvin. Accanto a Lucca va messo un attaccante che gli giri intorno più strettamente e crei spazi per ora Success) o, in alternativa, due trequartisti con gli inserimenti di un centrocampista e degli esterni. Questi ultimi devono, in ogni caso, mettere in sintonia i loro movimenti con i difensori di fascia, creando quelle “catene di esterni” che lo scorso campionato sono state decisive per l’Udinese. Nessuna rivoluzione, quindi, ritocchi al mercato solo se gli infortunati non recuperano in tempo, tanto lavoro e quella pazienza che sembra in via di esaurimento tra i tifosi.

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