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Il cattivo esempio del calcio

  • 4 min read
 Di Umberto Sarcinelli
In Italia il calcio professionistico sta attraversando una crisi profonda, più grave, per molti versi, di quella dello sport in generale. Le società sono fortemente indebitate (dai due ai 5 miliardi, a seconda dei parametri che si utilizzano) il marchio “Serie A” è svalutato, con la conseguenza che i diritti televisivi non si vendono più alle cifre che le Leghe pretendono. Dal punto di vista tecnico le rose delle squadre ormai sono formate nella stragrande maggioranza da stranieri: di media nelle formazioni di serie A gli italiani titolari si contano sulle dita di una mano e l’età media dei giocatori è sempre più alta. Il paradosso è Frattesi, che in nazionale è decisivo e nell’Inter è riserva. La Federazione bada più alle poltrone e alle posizioni di potere che alla qualità. Le scuole calcio tanto sbandierate devono ancora mostrare i loro effetti (finora nulli o quasi), la Nazionale non si è qualificata negli ultimi due campionati mondiali. I pochi talenti giovani che emergono vengono ingaggiati nelle squadre delle leghe europee (soprattutto Premier inglese) senza che i loro club abbiano la forza e/o i moventi per trattenerli. Ora, addirittura, si assiste alla fuga dei campioni in Arabia Saudita, l’ultima “bolla calcistica” che a suon di miliardi vorrebbe replicare Liga, Premier e Serie A nei modernissimi e costosissimi stadi del Golfo. La giustizia sportiva della Figc sembra una caricatura di se stessa, con scandali che si perpetuano e misure di prevenzione e repressione che fanno gridare alla vergogna.
Il circo professionistico dell’amato pallone sta scoppiando e anche chi lo celebra e lo esalta, cioè opinionisti e giornalisti, è sempre più imbarazzante e poco credibile. La narrazione delle partite è ridondante e retorica, dominata dal tifo sfacciato e con un unico nemico: l’arbitro e il famigerato Var, il supporto video informatico che dovrebbe ridurre gli errori arbitrali, ma in realtà aumenta le polemiche e i sospetti. Il complottismo nel calcio nostrano non è un’anomalia, un episodio, ma la pratica quotidiana.
E i tifosi? Continuano, giustamente, a fare i tifosi, cosa buona se si limitassero a sostenere i propri beniamini e a identificarsi con i colori dei propri club, ma pessima se sono protagonisti della violenza (specie di matrice politica) e delle ingiurie verso gli avversari che sfociano sempre più spesso nel razzismo.
Anche i luoghi dove viene celebrata questa “religione laica” sono in crisi. Pochi gli stadi rimodernati e di proprietà dei club (l’esempio migliore è quello di Udine e dell’Udinese), tantissimi quelli inadeguati o fatiscenti.
Ma la passione per il calcio è cieca, sorda e muta e oltretutto non vuole essere disturbata da critiche e polemiche.
Resta il mondo del dilettantismo, del calcio dei “puri”, obietterà qualcuno, il calcio professionistico ormai non è più sport, ma spettacolo sportivo. Illusione. I dilettanti stanno assorbendo velocemente tutti i difetti del professionismo, a cominciare dallo squilibrio economico. Dilettanti di nome ma non di fatto, visto le cifre che girano nel settore. Camuffate da rimborsi spese.
Inseguire il mito dell’aziendalità (“gestisco la squadra, anche se di dilettanti senza fine di lucro, con criteri aziendalistici”) in tempi di congiuntura economica negativa porta a continui fallimenti. Il falso mito dell’identità territoriale (incarnata dal prestigio sociale e dall’ascensore sociale) sta distruggendo patrimoni e soprattutto etica sportiva.
Certo, non è solo il calcio che si trova in questa situazione, molte discipline sportive che si consideravano “pure” hanno imboccato sciaguratamente la strada del pallone.
Un panorama sconfortante, ma che non deve diventare inevitabile. C’è ancora passione pura e cultura sportiva, soprattutto in Friuli Venezia Giulia, per sperare in una resipiscenza. Ci sono ancora giovani che possono diventare adulti con i valori e l’etica sportiva, che significa anche e soprattutto etica e valori tout court.
Su questi Alpe Adria Sport punta con il suo servizio e con l’informazione.

 

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