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Ad un anno dalla guerra, una storia di Speranza per il 2023

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6 marzo 2023

Il 4 febbraio 2022 a Pechino si aprivano i Giochi Olimpici invernali. C’era poca neve attorno alla capitale cinese, ma il vento gelido che arrivava dal confine europeo si percepiva bene. Si sperava che, chissà, magari i Giochi potessero essere teatro per la diplomazia, ricoprendo quel ruolo che era loro stato affidato nell’antica Grecia, per essere poi riscoperto a fine Ottocento da De Coubertin, nel tentativo di sopire la polveriera che era il vecchio continente. Sicuramente la saggezza è stata degli atleti, come l’ucraino Abramenko e il russo Burov, che riprendono quattro anni dopo l’abbraccio mostrato al mondo in Sud Corea, ma non dei “potenti”: il 24 febbraio, appena il tempo di spegnere il primo braciere, ecco che a bruciare, e non dei valori etici dello sport, sono Mariupol, Odessa e altre città delle quali non avremmo certo voluto imparare i nomi così. Abramenko non ride più sulla neve ma è sempre protagonista di un abbraccio, che ora però racchiude la sconfitta dell’Uomo: quello nel quale protegge suo figlio mentre, nascosto nei rifugi di Kiev, implora che non si vada più a fondo di così.

Tra le parole più “giuste” udite dall’inizio delle ostilità si annoverano quelle pronunciate il 4 marzo da Adrew Parson, Presidente del Comitato Internazionale Paralimpico, che, riaccendendo il fuoco a Pechino, davanti alle telecamere di tutto il mondo e in barba ad un discorso programmato con le autorità cinesi, stravolge tutto affermando che “sono inorridito da ciò che sta accadendo nel mondo in questo momento. Il 21° secolo è un’epoca di dialogo e diplomazia, non di guerra e odio. Aspiriamo a un mondo migliore e più inclusivo, libero da discriminazioni, libero dall’odio, libero dall’ignoranza e libero dal conflitto. Qui a Pechino gli atleti gareggeranno tra loro, non l’uno contro l’altro. Attraverso lo sport metteranno in mostra il meglio dell’umanità ed evidenzieranno i valori che dovrebbero essere alla base di un mondo pacifico e inclusivo. I paralimpici sanno che un avversario non deve essere un nemico e che uniti possiamo ottenere di più, molto di più. Stasera il Movimento Paralimpico invita le autorità mondiali a riunirsi, come fanno gli atleti, e promuovere la pace, la comprensione e l’inclusione. Il mondo deve essere un luogo di condivisione, non di divisione”. Dovremmo tenere sempre a mente queste parole di Parson, perché sono l’essenza di cosa lo sport deve promuovere ogni giorno e di quanto può essere cardine di un vero cambiamento, basato su lealtà, rispetto, solidarietà ed inclusione.

Le associazioni sportive, ancora scosse da anni di grande difficoltà, non ci hanno pensato due volte a mettersi subito in moto per questa emergenza, ognuna nella misura in cui poteva: sensibilizzando l’opinione pubblica, accogliendo i bambini arrivati dall’Ucraina, diventando punti di raccolta di generi di prima necessità da spedire o anche da portare direttamente al confine, con i pulmini logori da mille trasferte. Perché nello sport vero la “mano tesa” per aiutare chi è in difficoltà è la prima regola. Ed è così che inizia la storia del progetto di accoglienza messo in piedi dalla Palestra Ginnastica Ferrara, coinvolta emotivamente in maniera fortissima visto la presenza tra i suoi tesserati, in qualità di prestito per le gare del campionato italiano di Serie A1 di ginnastica artistica maschile, del fortissimo atleta ucraino Illja Kovtun, protagonista solo pochi mesi prima, assieme ai compagni palestrini, della storica promozione nella massima categoria.

Illja è involontariamente protagonista di uno dei primi momenti simbolo, ad inizio marzo, del legame tra il mondo dello sport e la guerra, o meglio la propaganda bellica in atto da parte della Russia: è infatti lui “l’ucraino” a trovarsi sul gradino più alto nella specialità delle parallele della tappa di Coppa del Mondo di Doha, in Qatar, dove il ginnasta russo Ivan Kuliak ha sfoggiato sulla maglietta una “zeta”, simbolo utilizzato dai carri armati russi nell’invasione in Ucraina. Le sanzioni contro la Russia per l’atto di guerra contro l’Ucraina erano inevitabilmente appena entrate nel mondo dello sport, la rottura della “tregua olimpica” il motivo scatenante, la sensibilizzazione dell’opinione pubblica russa contro quello che stava avvenendo e che il Cremlino cercava di occultare, il motivo fondante. Queste misure continuano tuttora ad alimentare il dibattito, soprattutto per la comprensione verso atleti spesso incolpevoli, che dopo essersi preparati per anni si vedono esclusi dalle competizioni. Questo perché la maggioranza degli sportivi vedono il loro mondo governato dalle leggi del Fair-Play e del rispetto dell’avversario, prima di tutto come Uomo. Una visione “etica” che vede lo sport come terreno di confronto, progresso e maturazione di diritti. Ma cosa succede quando questa regola non scritta viene calpestata, come a Doha? Lo sport e il Mondo della Ginnastica non hanno bisogno di questo, lo sport deve rivestire intransigentemente il suo ruolo decubertiano di risolutore pacifico dei conflitti, come espresso nella Carta Olimpica e come obbiettivo posto fin dall’Antica Grecia.

Già nelle prime ore dopo lo scoppio del conflitto è grande la mobilitazione da parte soprattutto degli atleti della Palestra Ginnastica Ferrara, in apprensione per il loro compagno che fortunatamente si trova a Cottbus (Germania) per la prima tappa della Coppa del Mondo di Specialità, che realizzano il toccante video “Stick It To Stop War” (sulle note di Let It Be) e si presentano alla tappa del campionato italiano con una maglia con la scritta “stop war”, uno speciale body con i colori dell’ucraina e il lutto appuntato sul petto. Il tutto per sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto stava accadendo.

Dietro le quinte di questi gesti simbolici si stava però già muovendo la dirigenza della società, con il Presidente Franco Mantero e il tecnico Claudio Pasquali in constante collegamento con Iryna Nadiuk, l’allenatrice di Illja, per capire come aiutare loro e i compagni della delegazione ucraina di ginnastica artistica maschile. Ed è così che il 23 marzo la Palestra La Palestra Ginnastica Ferrara A.s.d. annuncia di essere in procinto di portare in Città 26 tra atleti, tecnici ed accompagnatori, un doveroso atto concreto da svolgere da aprile a giugno. Inizialmente un “Sì” che corrispondeva ad un grande salto nel buio fatto sulle ali della forte spinta emozionale, ma che velocemente diventava una vera e propria rete di accoglienza con il nodo cruciale, quello del luogo dell’ospitalità, risolto con la concessione da parte della Amministrazione Provinciale di Palazzo Giglioli grazie anche alla fattiva collaborazione dell’Assessore comunale Angela Travagli. Singolare che questa location del centro Storico di Ferrara fosse stata restaurata alcuni anni fa per ospitare la sede in Italia del Museo dell’Hermitage di San Pietroburgo, andando quasi a chiudere un cerchio del destino. In questo modo già il 30 marzo il Presidente Mantero, durante una serata organizzata dal CONI alla Sala Estense, è stato in grado di illustrare operativamente il progetto sul palco davanti a numerose autorità, in primis il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che ha così potuto ascoltare il racconto appassionato sulle motivazioni dell’impegno preso dalla Associazione ferrarese, fornendo fin da subito il suo apprezzamento e sostegno.

La delegazione Ucraina arriva così a Ferrara il 6 aprile, data simbolo essendo la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace, ricorrenza istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU per ricordare l’inaugurazione dei primi Giochi Olimpici Moderni. I componenti della delegazione Ucraina di ginnastica artistica sono stati accolti a Linate da una delegazione della PGF e trasportati a Ferrara a bordo di un pullman della Polizia di Stato, che è stata di fondamentale aiuto in questo tratto del viaggio. Insieme a loro anche altre due ginnaste che invece andranno in Romagna, ospiti della Ginnastica Riccione, che si è attivata a sua volta per accogliere alcuni atleti.

Le storie di questi ginnasti e delle loro famiglie si sono da subito intersecate con la quotidianità che ascoltiamo ormai da mesi dai media e vogliamo raccontarvi solo quella dell’ultimo nome che si è aggiunto alla lista, quella di un ragazzo arrivato da solo all’aeroporto di Bergamo. Doveva essere anche lui del gruppo ma, da oltre 20 giorni, non si sapeva più nulla di lui. Certo, nei bunker delle persone normali il telefono non prende così bene. Il suo nome è stato quindi depennato. Poi pochi giorni fa ecco che torna il segnale, giusto il tempo per accordarsi. La sua Città, poco a nord di Kiev, non c’è più, distrutta dalle bombe. C’è la possibilità di infilare tutto quel che è rimasto in un trolley, prendere un torpedone, infilarsi tra i bagagli, perché altro posto non c’è e sperare che l’avviatore la bomba la lanci un po’ più in là. 26 ore stipato così, con la sola speranza di varcare il confine con l’Ungheria. Da lì il treno fino a Bratislava, meno di due ore di volo e finalmente l’Italia come la luce in fondo al tunnel. Il tutto a neppure 18 anni. Vi abbiamo raccontato una storia ambientata in Europa, nel 2022. Trent’anni dopo Sarajevo, e neppure quello ci è servito. Chi crede nello Sport come ponte tra i popoli, non può proprio accettare tutto questo.

E così fin dal 7 aprile al Palagym “Orlando Polmonari” di Ferrara, i ginnasti della delegazione ucraina, accolti dalla Palestra Ginnastica Ferrara riprendono finalmente contatto con gli attrezzi ginnici tornando ad allenarsi in una condizione di apparente serenità. Lo staff dell’Associazione estense ospiterà gli atleti del centro olimpico di Kiev fino alla fine di giugno, offrendo loro una sistemazione il più possibile simile ad una casa e ad una famiglia.

Il PALAGYM “Orlando Polmonari”, il centro sportivo dedicato alla ginnastica casa della Palestra Ginnastica Ferrara e che diventa così la base operativa per la delegazione in preparazione delle successive competizioni, tra le quali Europei e Mondiali. L’aggettivo “sportivo” che abbiamo sempre precisato dopo “progetto di accoglienza” sta proprio a significare come uno degli obbiettivi primari dell’ospitalità fornita a Ferrara ai ginnasti del Centro di Preparazione Olimpica di Kiev fosse quello di consentire ai ragazzi di continuare a seguire, con la maggior serenità possibile, il loro sogno sportivo. A dimostrarlo ci ha pensato prima di tutti Dmitry Prudko, andando a vincere un meraviglioso argento, nella specialità degli anelli, alle Gymnasiadi, il “Campionato Mondiale” degli atleti in età pre-universitaria (età compresa tra i 13 e i 17 anni), che si sono svolte dal 15 al 22 maggio in Normandia, organizzate dalla International School Sport Federation (ISF). Ma questo è stato solo uno dei tanti risultati ottenuti da questi meravigliosi atleti, che nel periodo di permanenza hanno portato a Ferrara decine tra medaglie e trofei.

La parte operativa del progetto è terminata la sera del 13 giugno con una commovente cerimonia di commiato che non abbiamo vuole chiamare “festa” per rispetto della sofferenza inflitta della Guerra in corso, e che ha rappresentato anche la conclusione del progetto “muoviAMOci assieme” che, nei suoi aspetti sociali, visti gli eventi degli ultimi mesi, ha inserito a pieno titolo la parola “ospitalità”. Difatti uno dei cardini del progetto era la promozione del fair-play e la valorizzazione dell’etica sportiva. Il precipitare della situazione Ucraina ci ha portato ad inserire la parola “accoglienza” in questo ambito, rendendo la PGF promotrice di questa azione di solidarietà che si è basata sulla costituzione di una vera e propria rete sociale, sviluppata con vecchi e nuovi “amici” dell’associazione, volta a rendere possibile in modo sostenibile questa gravosa operazione. La mattina del 14 giugno i ginnasti e i loro accompagnatori sono così partiti in pullman alla volta della Croazia, nazione che con un analogo progetto avrebbe proseguito l’accoglienza.

Terminata la parte operativa del progetto non si è però sopita, e mai lo sarà, l’amicizia instaurata con la delegazione che abbiamo continuato a seguire con grande soddisfazione per i successi che sono arrivati durante tutta l’estate e il nodo in gola per il protrarsi delle ostilità. Molto intensi e di grande emozione sono stati poi i giorni dal 10 al 12 novembre quando abbiamo potuto finalmente riabbracciare, dopo 4 mesi, Illja Kovtun e la usa allenatrice Irina Nadiuk, di ritorno a Ferrara per preparare i programmi per la prossima stagione. Grande festa anche perché Illja solo la settimana precedente aveva conquistato un ottimo settimo posto ai Campionati Mondiali di Ginnastica Artistica nell’All-Around, un piazzamento di assoluto prestigio soprattutto considerando la situazione che li ha resi erranti dallo scoppio del conflitto ucraino, costretti a vagare senza poter tornare a casa e preparare sempre con la valigia in mano le maggiori competizioni del calendario internazionale. In questo frangente fondamentali e di grande umanità le parole del Presidente della PGF Franco Mantero rivolte alla coppia nel momento di riabbracciarli: “Ferrara sarà sempre casa vostra e saremo pronti ad ospitarvi in qualunque momento, con la viva speranza che possiate però presto tornare nella vostra ucraina, finalmente in pace”.

La chiusura di una vicenda di così “vera” umanità non può però essere sportiva, perché lo sport è sì elemento essenziale, ma la vita viene sempre al primo posto, come questa stupida guerra ci dimostra ogni giorno di più. Quindi questa storia di speranza per il 2023, ad oltre 300 giorni dallo scoppio del conflitto, vogliamo raccontarla come una favola: appena arrivati a Ferrara due giovani ragazzi ucraini hanno scoperto di aspettare un bambino. Questi ragazzi sono proprio due componenti della delegazione di ginnastica artistica ucraina che abbiamo ospitato. Un tecnico e la sua compagna che, assieme ai loro compagni, hanno trovato qua primo rifugio da quello che sta succedendo nel loro paese e scoperto che presto sarebbero stati in tre. È stata la primissima “cosa non prevista” del nostro progetto di accoglienza ma anche quella che, per forza di cose e predisposizione positiva, dava maggior speranza nel futuro. Così, tra la “normale” routine” di cose da fare per gestite l’accoglienza, si sono inserite quelle legate all’inizio di una gravidanza. Il 29 novembre quel bambino è nato e noi, che lo sentiamo essere anche un po’ ferrarese e “palestrino”, siamo pieni di gioia per lo loro! Buona vita e speranza per il futuro!

Di Mirko Rimessi : Area 5 Redazione Ferrara

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