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Lo sport è nella Costituzione

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 Il 20 settembre è ricordato dalla storia come il giorno della presa di Roma da parte della corona sabauda, ma da ora sarà ricordato anche come una data basilare per lo sport. Infatti la Camera ha votato, dopo il si del Senato, all’unanimità il disegno di legge costituzionale n°715-B che modifica l’articolo 33 della Costituzione, introducendo un nuovo comma: “La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in tutte le sue forme” . Un passo importante, ma che pone diverse interpretazioni nella genericità dell’assunto. Il nuovo comma non indica un diritto allo sport, anzi, all’attività sportiva, come correttamente indicato nel testo, ma lo innalza a valore.
Quindi non discerne tra attività ludico-amatoriale dall’affare sportivo professionistico. Questo configge con le finalità dello sport: pratica di interesse sociale, culturale e sanitaria o attività produttiva?
Una cosa è comunque chiara: lo sport non è un valore per chi ne è semplice spettatore o tifoso.
La classe dirigente sportiva ha comunque un dovere, quello di trasformare il valore sport in un diritto da garantire a tutti, a cominciare dalle persone più in difficoltà e dalle periferie urbane e sociali. “Ora dobbiamo mettere a sistema le risorse finanziarie, europee e nazionali, per far si che lo sport sia sempre più presente nelle piattaforme pubbliche”, ha dichiarato il ministro per lo sport, Andrea Abodi.
Un atto importante, ma un primo passo che deve preludere al altri, fondamentali: la riforma dello sport nelle scuole e la riorganizzazione delle federazioni sportive dopo la legge che ha disgregato la funzione del Coni, togliendogli risorse a favore di “Sport e salute”.
L’emendato art. 33 della Costituzione deve diventare il punto di partenza per un ritorno alla cultura allo sport come valore, ripensando, di conseguenza anche l’evento sportivo, ultimamente sempre più concepito come mero affare economico, finanziato quasi sempre da denari pubblici per imprese, tipo ii giochi olimpici, dimostratesi nella maggior parte dei casi antieconomiche e con costi materiali e sociali spesso insostenibili.
Umberto Sarcinelli

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