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L’Udinese a Genova: perdente e sfiduciata

  • 4 min read

di Umberto Sarcinelli

L’Udinese si conferma una squadra perdente, incapace di togliersi di dosso paure e complessi, una compagine formata da vagoni, senza nessuna locomotiva, nemmeno in panchina. Una squadra scolastica, che quando viene lasciata fare gioca anche bene, addirittura può vincere partite all’apparenza “impossibili”, ma che si squaglia alla rima difficoltà, che non riesce a recuperare quando va in svantaggio, che si abbatte alla prima difficoltà. E la prima difficoltà arriva dopo soli 18 secondi di gioco quando Giannetti viene ammonito, un record, o poco ci manca. Il centrale cui fa affidamento tutta la squadra per puntellare una difesa colabrodo subito è condizionato negli interventi. La squadra di Cioffi non è la peggiore del campionato come accusa certa tifoseria a ogni risultato negativo. Semplicemente ha un carattere perdente, si costruisce le difficoltà, si prepara le premesse per subire gioco e gol. Le sfortune dei bianconeri si autoavverano. Prendete il primo gol subìto, e che sarà esiziale per il risultato finale: un intervento di Perez su un traversone alza il pallone regalando un assist per lo splendido gol in rovesciata di Rategui. Parlare di sfortuna è ingenuo e da tifosi, in realtà  è la conseguenza di una serie di condizioni psicologiche e tecniche sbagliate.

Il gol subito può essere rimontato senza problemi. Manca un sacco di tempo e il Genoa sembra più beneficiario degli errori e delle incertezze bianconere che capace di imporsi. Un ragionamento che vale per le squadre normali, non per quelle perdenti, come l’Udinese, incapace di cambiare passo, di mettere energia in campo, agonismo contro l’avversario e un po’ di intelligenza di gioco. Anche l’allenatore sembra precipitato in questo vortice negativo. La scelta di inserire Ebosele nel secondo tempo, nonostante le indicazioni negative delle scorse partite, non è stata felice e lo si è visto quando dopo quattro minuti della ripresa, Kristensen si è fatto espellere per il secondo giallo, un fallo tattico determinato da un errore di posizione della squadra. Da allora l’udinese ha giocato praticamente in nove, stante l’inutilità del giocatore.

Sotto di due gol (nel frattempo, al 40′, Bani aveva raddoppiato per il Genoa), in dieci, la squadra di Cioffi rischiava un solenne tracollo. Lo ha evitato un po’ per la bravura di Okoye, un po’ per l’orgoglio di Wallace e Lovric e il resto per l’appagamento della squadra di Giardino. L’Udinese era un pugile suonato, con l’angolo confuso nel suggerire tattiche e rimedi, ma Lucca non aveva assolutamente voglia di smobilitare. Dopo aver colpito la traversa con un colpo di testa cercava e trovava con le sue lunghe gambe la devisazione vincente su un crosso di Kamara (subentrato a Zamura), ma l’arbitro annullava per un fallo più intuito che visto del bianconero. In effetti Lucca calciando entra in contatto con l’avversario, ma non si ravvisano gli estremi del fallo. Il Var dimostra ancora una volta che non risolve problemi, ma alimenta polemiche. Il Ds Balzaretti protesta platealmente. Poteva essere l’episodio che cambia l’inerzia della partita, resta l’ennesima illusione.

La prossima partita sarà contro l’ultima in classifica, la Salernitana. Il rischio non è ne tecnico ne tattico, solo mentale. Cambiare una squadra perdente in una vincente non è semplice, ma almeno si può tentare di instillare la grinta e la voglia di vincere le partite che servono a rimanere insieme eire A. Ogni altra sogno è un’illusione, ogni considerazione negativa è un’ulteriore iniezione di sfiducia. L’equilibrio mentale e la lucidità nelle scelte tecniche sono l’unica via obbligata per non cadere nel buco nero.

 

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