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SERIE A, L’UDINESE COMPIE L’IMPRESA E BATTE LA JUVE A TORINO

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Lautaro Giannetti segna il gol della vittoria udinese (La Presse)

di Umberto Sarcinelli – Se non sei un campione assoluto, se non hai una mentalità vincente, se n0n hai la forza mentale di importi ovunque e su tutti, allora la tua arma letale deve essere l’umiltà. L’Udinese si è tolta le belle e ricche vesti modaiole e ha indossato il rosso della battaglia. Quel rosso che sostituiva il blu francese della bandiera in tempo di guerra, lasciando al grifone l’oro originale. E è stata vittoria. Sofferta, lottata, conquistata con umiltà e intelligenza, diventando squadra vera, coesa e solidale, lasciando nello spogliatoio leziosità e  fantasie. La Juventus è una squadra che crede ancora di essere l’imbattibile formazione degli scudetti consecutivi e del dominio assoluto del campionato. La sua caduta, un punto nelle ultime tre partite, ha origine anche nella presunzione e nell’arroganza finanziaria passata.

Un gol, al 25′ del primo tempo del centrale argentino Giannetti (il suo terzo in carriera) ha determinato la prima sconfitta casalinga della squadra di Allegri in questo campionato, facendo volare l’Inter a più sette punti in classifica e risucchiando dietro le altre concorrenti per un posto in Champions. Un gol che ha portato la squadra di Cioffi  sopra di tre punti  dalla terzultima, il Verona. Ma il dato più interessante e quello più vincente è lo zero nella casella dei gol incassati dopo lo stesso zero nella gara contro il Monza. Quando l’Udinese è concentrata in una difesa di squadra e non prende gol, è facile che di riffa o di raffa ne possa segnare uno, e vincere.

Cioffi smentisce gli opinionisti e schiera sulla fascia destra Ehzinbue  e non il pronosticato Ferreira, mentendo la squadra che aveva pareggiato con il Monza. Una scelta che si rivela subito felice perché le linee bianconere si mantengono strette, costringendo la Juventus a fare quello che non sa: inventare gioco. L’altra (mezza)sorpresa è la scelta di Samardzic anziché Payero a centrocampo. Il serbo non fa cose eccezionali, ma quelle che servono: aiuto a coprire, idee nelle ripartenza, pennellate per gli attaccanti (sua la punizione che ha propiziato il gol). Davanti a suo padre-procuratore occulto e davanti al pubblico dello Stadium che sperava di averlo agli ordini di Allegri Samardzic non cerca riscatti, ma la concretezza che significa maturazione, consapevolezza della propria forza.

Cioffi trova anche un Giannetti spietato e malizioso, un Kristensen a livelli superiori, un Wallace che sembra un levriero di fronte al centrocampo juventino. Ecco, la chiave del successo friulano è proprio nel centrocampo. L’Udinese ha tecnica e aggressività, La Juve è senza luce e idee. Il possesso palla è un dato ambiguo, 76% per la squadra di Allegri e 24% per l’Udinese: tenere il pallone fra i piedi con passaggi orizzontali e scontati aiuta solo la statistica, non il gioco.

Tutti temevano Chiesa, i suoi 25 errori indotti dalla marcatura raddoppiata da Ehzinbue  e Lovric, danno un’altra chiave di lettura della partita. Il chiavistello per scardinare la (prsunta9 fortezza juventina, è poi venuta dalla panchina. Ferreira ha messo in imbarazzo Cioffi entrando benissimo in partita, Success ha dato consistenza alle ripartenza.

Adesso tutti i critici si scateneranno cercando gli errori e i peccati di Allegri e della squadra, consiglieranno moduli e tattiche per rimediare alla crisi. Nessuno (almeno nel resto dello Stivale) scriverà un rigo o proferirà un’argomentazione più complessa di una semplice frase per rilevare il valore dell’Udinese e notare che la sua posizione in classifica non corrisponde al valore e alla capacità della squadra.

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